Nascita di Venere di Sandro Botticelli, 1482.

La composizione semplice esalta la sacralità della figura. Un evento miracoloso si è da poco compiuto, la spuma del mare, fecondata dal seme di Urano, ha generato una nuova dea e lei ora si manifesta al mondo.

Nell’angolo a sinistra sono Zefiro e Aura, un vento fresco e fecondo che si lascia abbracciare da uno tiepido e avvolgente.
Il moto che parte da queste due figure si manifesta nell’increspatura sottile delle onde e nel vortice di fiori che li circonda.

A destra, sulla costa frastagliata dell’isola accorre l’Ora della primavera.
Il suo vestito chiaro, trapuntato di fiordalisi, è stretto in vita da un ramo di rosa. Il mantello rosso che porge alla dea è decorato con primule e rametti di mirto e si gonfia per effetto del soffio che giunge dal lato opposto.

la dea appare in tutta la sua grazia. È a figura intera, al centro del dipinto, nuda, con la pelle d’avorio e il corpo attraversato da ombre appena accennate. In equilibrio è posta sul bordo di una conchiglia che la conduce fino all’approdo sull’isola di Cipro.

Sandro Botticelli (Firenze 1 marzo 1445 – Firenze, 17 maggio 1510)

Sandro Botticelli nasce a Firenze il giorno 1 marzo 1445, alla vigilia della imminente esplosione rinascimentale della città che vedrà, nei successivi trent’anni, sorgere, tra l’altro, oltre trenta fra ville e palazzi, tra i quali quello grandioso degli Strozzi; Botticelli rivela subito il suo talento nella pittura, attingendo proprio a quell’intenso fermento che si respira e si palpa nella città dei Medici.

Della sua infanzia e adolescenza si hanno poche e frammentarie notizie, mentre sappiamo che intorno ai venticinque anni è già un artista apprezzato e che tiene presso di sé alcuni allievi, tra i quali Filippino Lippi: la presenza di quest’ultimo ha fatto pensare che probabilmente il Botticelli sia stato a sua volta allievo del padre di Filippino, Filippo Lippi, anche per via delle sorprendenti affinità di stile che si evincono tra i due. E’ anche allievo del Verrocchio, la cui bottega è frequentata da Leonardo. Di questi anni sono le varie “Madonne”.

Dal 1475 sposa appieno le idee umanistiche di Lorenzo de’ Medici riverberandone l’armonia di composizione e la semplicità di colore nella “Primavera”, nella “Nascita di Venere”, in “Venere e Marte”, nella “Pala di San Barnaba”, insieme agli affreschi che, fra il 1481 ed il 1482, dipinge nella Cappella Sistina, a Roma – che in questi anni vive una crescita architettonica ancor più grande di quella di Firenze – insieme al Perugino, al Ghirlandaio ed a Cosimo Rosselli.

In età matura si manifesta in lui un mutamento: l’armonia velata di malinconia che lo ha finora contraddistinto si trasforma in una sofferenza drammatica, inquieta, in una sorta di ricerca di intensità mistica. A questa fase appartengono le cento incisioni che illustrano la Divina Commedia di Dante Alighieri. In questa trasformazione è probabilmente influenzato dalle idee del Savonarola, ma non va dimenticato che, con la morte di Lorenzo il Magnifico nel 1492, Firenze conosce l’avvento di Leonardo, Michelangelo e Raffaello che portano nuovo impulso e nuove idee alla pittura, rendendo obsoleto il suo Umanesimo.

Botticelli vive così, accantonato e in povertà, i suoi ultimi anni fino alla morte che lo coglie in Firenze, il 17 maggio 1510, all’età di 65 anni.

La grandezza del Botticelli è tutta nello stile originalissimo che si palesa in un innovativo, quasi onirico senso estetico. Le sue opere sono state contese in tutto il mondo: a Londra sono custodite alcune sue “Madonne”, l'”Assunzione”, la “Natività”, l'”Adorazione dei Magi”, “Venere e Marte”; a Parigi altre “Madonne”, come pure a Vienna ed a Milano; nel capoluogo lombardo si trova altresì la “Deposizione”; le sue storie di San Zenobi sono disperse tra Londra, New York, Dresda; a Washington si trova la “Madonna con Bambino e due Angeli”, una sorta di integrazione della versione con un solo angelo custodita ad Ajaccio, in Francia; nel Museo napoletano di Capodimonte troviamo la “Madonna con Bambino e Angeli”; a Roma, collezione Pallavicini, si trova la “Derelitta”, mentre, nella già citata cappella Sistina, il “Roveto Ardente”, la “Cacciata dei Madianiti”, la “Punizione di Core”, “Datan” e “Abiron”; la “Purificazione del lebbroso”, con la “Tentazione di Gesù”.

Il grosso della sua eredità artistica è tuttavia a Firenze, nel Palazzo degli Uffizi, dove si trovano “Storia della Giuditta”, “Madonna col Bambino e Angeli” di chiara influenza pollaiolesca, la “Madonna del Magnificat”, l'”Annunciazione”, l'”Adorazione dei Magi” con l’autoritratto del Botticelli, la “Visione di S. Agostino”, l'”Allegoria della Primavera” e la “Nascita di Venere”, oltre alla “Madonna in trono con Angeli e Santi” e l'”Incoronazione”, che si trovano presso la Galleria dell’Accademia. La sua produzione è andata ben oltre le opere citate, annoverando altresì molti celebri ritratti.

Fonte: biografieonline.it